L’11 luglio i primi ministri europei si troveranno a Torino per un vertice europeo sulla disoccupazione giovanile. Inutile aggiungere altro in un paese in cui, secondo l’ultima rilevazione Istat, il 46% della popolazione under 30 non ha un lavoro (61% nel mezzogiorno) e in generale i disoccupati ammontano a 3,5 milioni.
Le misure che fin’ora sono state adottate dai governi europei agiscono tutte secondo l’idea che aumentando la flessibilità del lavoro sia possibile creare occupazione, ma portano soltanto a un aumento della precarietà e dello sfruttamento. Il dibattito pubblico rischia di cadere in uno schema perverso, nel quale la grave mancanza di lavoro è assunta dalle leadership europee come un serio problema da affrontare seriamente, ma con ricette che non rappresentano una vera soluzione: la precarietà, gli spiragli di crescita del PIL basati su un mercato del lavoro dequalificato e sempre più sotto ricatto, la diffusione del lavoro volontario e degli stages non retribuiti non fanno parte della soluzione, stanno alla base del problema!
Il governo Renzi è in perfetta continuità con queste politiche di “austerità espansiva”. Con il Decreto Poletti e il Jobs Act l’Italia – che da luglio avrà la presidenza del semestre europeo – risulta oggi in grado di lanciare una chiara indicazione su come affrontare il problema della disoccupazione e la necessità di reintegrare manodopera nei processi produttivi materiali e immateriali: più precarietà e meno tutele per tutti.
Chi, a partire dagli studenti e da un’intera generazione, si confronta ogni giorno con gli effetti della precarietà e dell’impossibilità di progettare il proprio futuro non può accettare che vengano prese decisioni sulla testa di milioni di persone da parte di pochi, chiusi in un palazzo impermeabile e senza consultare i diretti interessati. All’arroganza dei potenti d’ Europa intendiamo rispondere con una mobilitazione ampia, partecipata, che parta dalle università, dalle scuole, dai posti di lavoro e in generale dai territori coliti dalla disoccupazione, che sappia ribaltare l’agenda della politica europea e costruire una controproposta basata su investimenti in formazione e Ricerca&Sviluppo, reddito e salario minimo, un modello di sviluppo sostenibile.
Nella settimana di mobilitazione nazionale (23-29 giugno) saremo sul territorio con iniziative di dibattito e di azione per costruire un percorso reale verso il vertice europeo. L’11 luglio saremo a Torino per esprimere il nostro dissenso e porre le basi di un Semestre sociale dei movimenti.