Dodici anni fa, il 22 ottobre 2009, Stefano Cucchi muore a Roma, era sottoposto a custodia cautelare. Prima dell’arresto e dell’arrivo in caserma non presentava alcun trauma fisico. Il giorno seguente si tenne l’udienza, durante il processo Stefano aveva difficoltà a camminare e a parlare, mostrava evidenti ematomi sugli occhi, dopo l’udienza le sue condizioni peggiorarono ulteriormente. Il 16 ottobre viene portato al pronto soccorso, dove vengono messe a referto lesioni ed altri ematomi alle gambe, al volto (frattura della mandibola), all’addome ed al torace (frattura della terza vertebra lombare e del coccige). Stefano viene trasferito al reparto detenuti dell’ospedale Pertini, dove muore il 22 ottobre. Al momento del decesso pesava solamente 37 chilogrammi. I familiari in tutto questo tentano più volte di vederlo e di conoscere le sue condizioni di salute, ma senza successo. Riescono ad avere sue notizie solamente quando un ufficiale giudiziario si presenta presso la loro abitazione per comunicare l’autorizzazione del magistrato ad eseguire un’autopsia.
L’omicidio di Stefano Cucchi è rimasto irrisolto per troppo tempo. Dieci anni dopo, sono stati condannati i colpevoli a dodici anni di carcere.
Sono stati due carabinieri, si chiamano Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, con l’appoggio dello Stato e l’omertà di chi ha visto ma non ha denunciato.
Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, si è battuta per ottenere giustizia per il fratello. Esprimiamo a lei tutta la nostra vicinanza e solidarietà, perché ha combattuto da sola. L’hanno chiamata in ogni modo, hanno tentato di scoraggiarla, ma Ilaria ha continuato la lotta.
Come all’anniversario della morte di Federico Aldrovandi, ripetiamo: come possiamo sentirci al sicuro se non possiamo avere fiducia in chi, in teoria, ci dovrebbe proteggere? Continueremo a lottare per Federico, Stefano e per ogni altra vittima degli abusi in divisa.