La città di Pisa negli ultimi due giorni ha scoperto cosa significa trovarsi senza trasporto pubblico locale, senza un servizio pubblico fondamentale per la vita quotidiana di residenti, studenti e pendolari. Lo sciopero ad oltranza chiamato da sindacati e lavoratori del settore e il disagio dell’utenza meritano l’inizio di una riflessione ampia sul diritto alla mobilità come diritto di cittadinanza.
Innanzitutto, esprimiamo massima solidarietà ai lavoratori che hanno deciso di incrociare le braccia a seguito della disdetta dei contratti integrativi e la conseguente applicazione dei contratti di secondo livello in vigore all’ex Clap di Lucca, che ha significato una decurtazione di 200€ dalla busta paga mensile. Tutta la cittadinanza deve riflettere sul fatto che il proprio diritto alla mobilità attraverso il servizio di trasporto pubblico è irraggiungibile con l’attacco ai salari delle persone che mettono materialmente a disposizione il servizio stesso. Anzi, siamo convinti che si debba partire proprio dai diritti sul lavoro e dalla giusta remunerazione di chi opera nel settore per garantire a tutti un servizio di qualità.
E’ bene notare che la protesta si è estesa nelle principali città della Regione – da Firenze a Livorno – e che viene dopo poche settimane dalle intense giornate di sciopero a Genova. Inoltre, è solo di due giorni fa la notizia che la Ctt-Nord adeguerà le tariffe dei biglietti per il servizio urbano di Pisa alle tariffe regionali, che quindi aumenteranno da 1,10€ a 1,20€. Da un lato, quindi, si applicano contratti a danno della remunerazione del lavoro, dall’altro andiamo verso un modello di tariffe in aumento per rendere sostenibile il sistema. Riteniamo questo schema inaccettabile e negativo per tutta la cittadinanza: le questioni fondamentali da rimettere al contro del dibattito pubblico sono per noi gli investimenti pubblici nel settore dei trasporti e la massima accessibilità economica del servizio.
In quest’ottica, ribadiamo la necessità di affrontare la sostenibilità del trasporto urbano su gomma non comprimendo salari e aumentando tariffe, ma attraverso politiche in grado di aumentare l’utenza, lavorando affinché fasce sempre più ampie di popolazione possano usufruire del loro diritto alla mobilità attraverso il trasporto pubblico. Un modello positivo è rappresentato dalla Convenzione fra Ctt – Comune – Università di pisa – Azienda Regionale per il Diritto allo studio Universitario che consente agli studenti universitari di beneficiare di abbonamenti mensili a prezzi agevolati. Questa convenzione scade il 31 dicembre ed è fondamentale che venga rinnovata per mantenere in piedi una concreta forma di sostegno agli studi per i 50.000 studenti pisani, pendolari e fuori sede: l’Università e il Diritto allo Studio hanno più volte confermato la loro volontà di rinnovare la convenzione per il 2014, adesso è arrivato il momento di concretizzare tale passaggio.
Infine, è auspicabile che le agevolazioni sugli abbonamenti vengano estese ad altre categorie economicamente deboli, proprio per aumentare l’accessibilità al trasporto pubblico: disoccupati, inoccupati e sotto-occupati (persone con reddito inferiore al 60% della media nazionale) dovrebbero essere i principali destinatari di un diritto alla mobilità inteso come diritto alla cittadinanza, ma i costi in progressivo aumento rappresentano per loro un vero e proprio meccanismo di esclusione che deve essere ribaltato.