Ieri in Senato Accademico ed oggi in CdA, l’Università di Pisa ha approvato il suo bilancio annuale 2014 e il pluriennale 2014-2016.
Abbiamo chiesto e ottenuto delle certezze in primis sull’impegno a non aumentare la contribuzione studentesca, liberalizzata di fatto dalla spending review e che si sta progressivamente sostituendo, in quanto unica entrata certa, ai finanziamenti statali in diminuzione dal 2008.
Ma la contribuzione studentesca non è stato l’unico tema da noi posto. Quattro sono stati i principali risultati ottenuti per il prossimo anno:
- Aumento dei fondi destinati alle biblioteche (+60’000€) per aumentare gli orari di apertura;
- Aumento dei fondi destinati all’orario di apertura delle aule studio e ai poli didattici (+20’000€);
- Raddoppio
cautelativo dei fondi destinati alla mobilità studentesca cittadina, per sostenere il probabile aumento del costo della convenzione con la CTT che consente agli studenti di avere - abbonamenti agevolati;
- La diluizione del pagamento della prima rata per i dottorandi senza borsa, i quali non sono subiscono il danno di essere senza borsa, ma si trovano oggi a dover pagare una prima rata di oltre 700€.
Tuttavia, non possiamo non sottolineare che se l’Università di Pisa oggi può permettersi un Bilancio con investimenti in edilizia e personale è grazie ad un fondo, non infinito, da cui può attingere risorse; nel resto d’Italia molti Atenei un fondo come questo non ce l’hanno e oggi si trovano a dover aumentare la contribuzione studentesca o un bassissimo ricambio generazionale.
Se non si invertirà questa rotta, se lo Stato non tornerà ad investire nell’Università Pubblica, anche l’Università di Pisa dovrà scegliere tra l’essere di massa o di qualità, prospettiva per noi inaccettabile.
Per questo abbiamo promosso una mozione politica di accompagnamento al bilancio di critica le politiche nazionali che, ormai dal 2008, si susseguono di anno in anno, di Governo in Governo, votata all’unanimità da entrambi gli Organi, e che qui riportiamo:
Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa esprimono viva preoccupazione per la critica situazione del sistema di formazione superiore in Italia che, da sempre sottofinanziato nel paragone con i paesi OCSE, non è in condizione di garantire un livello di didattica e di ricerca adeguato alla sua funzione pubblica. Non solo giunge conferma dei tagli annunciati dai precedenti governi nazionali, ma permangono gravi vincoli che impediscono l’uso autonomo e responsabile delle pur scarse risorse disponibili: blocco parziale del turnover, limiti per l’offerta didattica, prescrizioni o regole identiche condizionano anche Università, come la nostra, che hanno dato prova di programmare in modo virtuoso il reclutamento e le proprie attività.
Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa osservano con simile preoccupazione l’invito a compensare la riduzione del finanziamento di origine pubblica con forme di autofinanziamento che, al di là del ragionevole reperimento di fondi per la ricerca tramite collaborazioni con il mondo esterno, espongono al rischio di accrescere sensibilmente la quota della contribuzione studentesca con grave pregiudizio dell’ineludibile diritto alla formazione.