Venerdí 15 Settembre si è tenuta un’assemblea pubblica alla quale hanno partecipato studenti, docenti, dottorandi e tutte le categorie della comunità accademica, con lo scopo di instaurare un confronto che andasse oltre il problema del blocco degli scatti stipendiali.
L’assemblea è iniziata spiegando nuovamente le motivazioni dello sciopero dei docenti, per poi ampliare la discussione analizzando i punti chiave in merito alla situazione attuale dell’università ed i problemi che affliggono le sue varie categorie, per cercare di mettere a sistema tutte le criticità che vedono le diverse componenti della comunità accademica. Tutte le difficoltà riscontrate hanno un unico denominatore: il definanziamento pubblico dell’università.
I professori universitari sono in forte calo ormai dal 2009, con l’inizio del turn-over che ha visto una diminuzione di circa 10000 docenti universitari, comportando un meccanismo a cascata che rende sempre più difficile lavorare nel mondo dell’università. Ad una diminuzione così esponenziale del personale docente consegue l’impossibilità di erogare un’ottima didattica. E’ infatti aumentato il rapporto studenti/docenti, ciò porta quindi a corsi sovraffollati che prima venivano meglio distribuiti, in quanto tenuti da più docenti. Ricordando, inoltre, che le tre missioni dell’università sono la ricerca, la didattica e il ruolo attivo nell’ambito sociale ed economico del paese, riteniamo assurdo che solamente la ricerca sia significativamente tenuta in considerazione nella fase di determinazione del finanziamento delle università. Se dal trattamento economico possiamo ricavare una dimostrazione di interesse e un riconoscimento, possiamo affermare senza timor di smentita che oggi la didattica viene ingiustificatamente accantonata. La trasmissione di conoscenze, competenze e capacità è fondamentale per la costruzione della società, pertanto dovrebbe essere ridata centralità anche alla didattica.
Ma il definanziamento universitario, come abbiamo già detto, colpisce tutte le parti della comunità accademica, senza escludere dottorandi e assegnisti che vivono una situazioni di precariato continua. Negli ultimi anni, parallelamente ad un blocco all’ingresso non ignorabile, c’è stata una diminuzione di 20000 ricercatori, per lo più precari, che sono semplicemente stati “espulsi” dalle università, non avendo possibilità di rinnovare il contratto. All’interno di un sistema universitario nel complesso definanziato, spaventa ulteriormente l’aumento della quota premiale destinata agli atenei, che rischia solo di incentivare una sterile competizione tra atenei che spesso faticano a sopravvivere, accentuando le differenze tra cosiddette università di serie A e di serie B.
In un quadro del genere, con un diritto allo studio che presenta differenze significative tra regione e regione, la formazione universitaria diventa sempre più un privilegio. Ben lontana dall’essere quel motore culturale, sociale, ed economico cui aspira, l’Università oggi rischia di riprodurre quelle disuguaglianze tra individui che idealmente dovrebbe combattere. È necessario quindi che si riporti il tema dell’università al centro del dibattito pubblico, solo se riusciamo a collaborare come comunità accademica nel suo insieme possiamo incidere affinché si possa chiedere con forza al governo un ripensamento complessivo sul ruolo che l’istruzione deve ricoprire in questo paese e nello specifico delle politiche universitarie.
Tuttavia non possiamo ignorare che i disagi connessi a questo sciopero, che talvolta hanno rappresentato un intralcio per gli studenti, generando in alcuni casi una reazione di forte avversità di quest’ultimi nei confronti di questa iniziativa, non avendo a pieno compreso le ragioni che sono alla base della protesta. E’ per questo motivo che è emersa la necessità di instaurare un confronto costante tra la componente studentesca e quella dei docenti, a tal fine invitiamo il primo giorno di lezione tutti i docenti a trattare, anche solo brevemente, la questione dello sciopero, partendo dalle motivazioni che hanno portato allo stesso per poi fermarsi a riflettere su tutte le problematiche che trasversalmente affliggono l’università; solo in questo modo tutte le parti potranno essere più consapevoli
Nelle prossime settimane lavoreremo ad un appello per aggregare tutte le parti della nostra comunità accademica sotto un unico scopo: la restituzione della dignità dell’università.