Voltafaccia del Rettore sulla contribuzione degli studenti fuori-corso: la rapina è prevista per il prossimo anno.
Il 15 maggio si è tenuta la seduta del Consiglio di Amministrazione in cui si è discusso di contribuzione studentesca, con una tempistica diversa e contratta a differenza degli altri anni, a causa delle scadenze imposte dal nuovo decreto AVA.
In commissione didattica, senza che siano state fornite delle istruttorie, ci siamo trovati davanti alla proposta dell’ amministrazione centrale dell’ateneo di aumentare le tasse per gli studenti che siano fuori corso, al doppio o al triplo degli anni della loro carriera, 6 o 9 anni per uno studente di triennale, del 10% e 20%.
Una proposta inaccettabile, in quanto rifiutiamo in toto l’idea dello studente fuori corso “fannullone” da spremere perché mancano i finanziamenti statali (come se l’assenza di finanziamenti pubblici possa essere compensata dall’aumento della contribuzione studentesca) o addirittura perché cagiona un danno, rifiutando la logica della contrapposizione tra studenti in corso e fuori-corso. La proposta diventa addirittura assurda vista la totale assenza di informazioni: dal numero di studenti che sono in questa condizione, a come sono distribuiti nelle fasce di reddito e quanto realmente questa manovra avrebbe portato nelle casse dell’ateneo.
In quella commissione abbiamo ottenuto il rinvio della discussione al prossimo anno, e così è stato anche in Consiglio degli Studenti ed in Senato Accademico.
Il colpo di mano è arrivato nella seduta del Consiglio di Amministrazione dove in delibera era riportato testualmente: “è rinviata all’anno accademico 2014/2015 la determinazione della maggiorazione per studenti fuori corso successivamente all’ effettuazione di un’analisi più approfondita dei dati inerenti agli studenti fuori corso e all’ impatto che gli stessi hanno sui finanziamenti ministeriali”.
Si doveva rinviare la discussione e invece si rinvia la determinazione della maggiorazione! E’ un atto improprio che denunciamo e rispetto al quale promettiamo battaglia: non si può obbligare un organo su una discussione futura, peraltro in contrasto con quanto emerso nelle discussioni avvenute negli altri organi.
Segnaliamo, inoltre, l’atteggiamento di totale chiusura alla discussione da parte dell’amministrazione, nella persona del Rettore, che addirittura ha rifiutato di mettere in discussione un nostro emendamento ed ha chiuso bruscamente il punto mettendo in votazione direttamente la delibera, alla quale abbiamo opposto il nostro voto contrario.
Resta da comprendere perché le stesse persone, che compongono l’amministrazione di questo ateneo, a Luglio dello scorso anno votavano una mozione, presentata dal Rettore stesso in Senato Accademico, in cui ci si impegnava a rifiutare la logica punitiva per i fuoricorso così come la logica imposta nella spending review del Governo Monti di poter aumentare indiscriminatamente le tasse ai fuoricorso. Oggi con atteggiamenti e iter inaccettabili fanno l’esatto opposto di quanto affermavano meno di un anno fa.
Infatti, nella mozione dell’anno scorso possiamo leggere: “le norme previste porteranno ad aumenti generalizzati delle tasse, che non solo non sono compatibili con un’idea di università pubblica, ma allontaneranno sempre di più il raggiungimento degli obiettivi sottoscritti a livello europeo circa le politiche di incentivo alla istruzione e la formazione dei giovani”.
Per noi le mozioni hanno un significato, e faremo di tutto per farle rispettare nell’interesse degli Organi in cui si discute della vita quotidiana dell’università e, soprattutto, della condizione degli studenti.