Oggi in seduta del Senato accademico dell’Università di Pisa, oltre alla mozione in sostegno delle manifestazioni antirazziste negli Stati Uniti, abbiamo sottoposto alla discussione e alla votazione dell’organo altre due mozioni, contenenti proposte sulla didattica, la carriera degli studenti, e le strutture universitarie, il materiale tecnologico. 


Brevemente, si chiedeva in un caso l’apertura delle biblioteche e delle aule studio – ovviamente secondo i protocolli di sicurezza igienico sanitari, la sospensione dell’istituto della decadenza per quest’anno, tempi di attesa più brevi per il prestito bibliotecario, la richiesta di sollecito alla registrazione delle lezioni – vista la difficoltà generale a reperire il materiale didattico; nel secondo caso, che il Fondo per le esigenze emergenziali, istituito con lo scorso D.L. Rilancio, fosse utilizzato principalmente per l’acquisto di materiale tecnologico da destinare alla componente studentesca.

Il Rettore si è mostrato fortemente contrario alla riduzione del tempo di attesa per il prestito bibliotecario, così come alla riapertura di biblioteche e aule studio. La motivazione? “Chi si prende la responsabilità di controllare il comportamento degli studenti all’interno di questi luoghi?”

Poco importa il fatto che, fuori dal contesto universitario, le biblioteche comunali siano già riaperte e in praticamente tutti i settori, negli ultimi giorni, si stia tornando ad occupare gli spazi fisici anziché sostituirli in toto con quelli virtuali. Poco importa il fatto che gli studenti e le studentesse rimast* a Pisa siano una frazione del numero che abitualmente risiede in città, e questo renderebbe sicuramente meno problematica la gestione degli spazi, permettendo il distanziamento sociale e facilitando la sorveglianza.

Sulle altre richieste non c’è stata forte contrarietà né da parte del Rettore, né da parte dei membri del Senato accademico. E allora perché respingerle con una pioggia di astensioni? Dobbiamo dedurre che anche in Università di Pisa gli studenti si tengono di conto solo quando fanno comodo?

Se davvero c’è la volontà di lavorare su determinati temi, perché non cogliere la proposta per cercare di accelerare i tempi e mostrare di saper arrivare a dei risultati concreti? Forse ascoltare gli studenti e le studentesse non è nelle priorità di questo Ateneo. 

Come facciamo, arrivat* a questo punto, ad accontentarci di una risposta del genere, di un generico “ci lavoreremo”, come facciamo a fidarci di un’amministrazione che si limita a tapparsi le orecchie, e delle cui poche proposte ad oggi non abbiamo notizie (un esempio su tutti, il tavolo tecnico che andrebbe convocato entro il 30 giugno per ridurre le rate della contribuzione di quest’anno, e di cui non si sa ancora nulla).

Lavarsi le mani, come abbiamo imparato in questi mesi, protegge te e tutte le persone che ti stanno attorno: lavarsene le mani delle nostre proposte sortirà l’effetto opposto, sia sulla componente studentesca che sulla reputazione dell’Università stessa, che fino ad ora, purtroppo, sta soltanto dando prova di non voler davvero collaborare e di non voler fare nulla per uscire davvero da questa situazione.

Continuate a seguirci: nei prossimi giorni ci organizzeremo, per discutere, mobilitarci e protestare tutt* assieme contro una amministrazione che continua ad astenersi.

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