Mercoledì 27 aprile, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che prevede l’attribuzione automatica del cognome paterno, definendola discriminatoria e lesiva della identità dellз figliз e in contrasto con gli articoli 2, 3 e 117 della Costituzione.
“Nel solco del principio di uguaglianza, e nell’interesse dellə figliə”, la nuova norma prevede, quindi, che assuma il cognome di entrambi i genitori, nell’ordine da loro concordato, a meno che essi, di comune accordo, decidano di attribuire solo uno dei due cognomi.
Tanto a livello sociale, quanto culturale ed economico, il nostro quotidiano è fortemente intriso del retaggio patriarcale che ha caratterizzato il contesto in cui viviamo per lungo tempo. Questo emerge talvolta in modo evidente, come ad esempio se consideriamo il confronto tra tassi di occupazione o stipendio medio. Molto più spesso, ciò che contribuisce al mantenersi di questa impostazione è proprio quell’insieme di fenomeni ormai automatizzati, divenuti tradizione. Tra questi rientra anche l’attribuzione del cognome ed è proprio per questo motivo che la decisione della Corte costituzionale rappresenta un evento che, seppur non risolutivo, contribuisce al progressivo smantellamento della famiglia fondata sul pater familias.
Accogliamo quindi con piacere la decisione della Corte Costituzionale, come un ulteriore allontanamento dalla cultura patriarcale verso una vera uguaglianza tra i generi.