Dopo il blocco del consiglio di dipartimento di martedì 9 luglio – nel quale era prevista la cancellazione dell’appello di dicembre – e il primo momento di confronto e discussione che ne è seguito con alcuni docenti, nella giornata di venerdì 12 si è tenuta un’altra assemblea studentesca per proseguire la vertenza. Registriamo la partecipazione di diversi docenti e dello stesso direttore Polsi, segno che le pressioni esercitate nelle ultime settimane iniziano a dare i loro frutti.
In particolare, sono emerse proposte largamente condivise anche dalla quasi totalità dei docenti presenti: in particolare, l’assemblea chiede con forza la convocazione di un altro consiglio di dipartimento a fine luglio che decida sulla questione, non essendo disposta ad accettar provvedimenti d’urgenza del Direttore su una materia così importante. Inoltre, per non discriminare chi è costretto a lavorare a nero e quindi non può dimostrare la propria condizione di lavoratore, chiediamo che l’appello di dicembre venga mantenuto nella forma di appello aperto a tutti: questa soluzione risulta assolutamente possibile, dato che con la diminuzione delle ore per credito da 7 a 6 i corsi dureranno meno e non andranno a sovrapporsi con l’appello d’esame se non per eventuali lezioni di recupero.
Dobbiamo, però, segnalare come il Direttore Polsi non abbia dimostrato nel suo intervento di aprirsi alle istanze studentesche, arrivando quasi a delegittimarle nell’ottica di un ragionamento sulla qualità della didattica che risulta per niente attinente alla questione dell’appello di dicembre. Per parte nostra, faremo richiesta ufficiale per la convocazione del consiglio di dipartimento, ma soprattutto chiediamo a tutte e tutti di proseguire sulla strada della partecipazione diretta e della presa di parola collettiva. Il consiglio di dipartimento di fine luglio sarà un altro appuntamento da presidiare per scongiurare l’abolizione dell’appello di dicembre nel dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere: è questa la prima tappa di un percorso che non deve fermarsi e che mira a ristabilire l’appello anche nel dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica e a migliorare la qualità della didattica e dei servizi rivolti agli studenti.
Segue il comunicato steso dagli studenti e dalle studentesse in mobilitazione.
—————————-
Venerdì 12 luglio ci siamo incontrati come studenti e studentesse per continuare, come annunciato martedì dopo l’interruzione del consiglio di dipartimento, la nostra lotta per non far cancellare l’appello di dicembre a Civiltà e Forme del Sapere e per ripristinarlo a Filologia Linguistica e Letteratura.
L’assemblea, convocata in forma aperta, ha visto la partecipazione anche di alcuni docenti, tra i quali il direttore di dipartimento Polsi.Le contraddizioni interne ai docenti si sono accentuate. La stessa scelta del Polsi di partecipare all’assemblea e di non procedere, come pure minacciato, per decreto d’urgenza, testimonia che qualcosa inizia a smuoversi e che le pressioni che abbiamo esercitato in queste settimane di mobilitazione iniziano a pesare.
Eppure, il “partito della soppressione dell’appello” capeggiato dal Polsi non riesce ad argomentare nel merito delle ragioni relative alla scelta di strapparci un appello. Si appellano a una posticcia premura per la “qualità della didattica”, risolvendo questa nella semplice volontà di non sovrapporre la parte finale dei corsi del primo semestre con l’appello di dicembre – fatto comunque fuori questione per la diminuzione nel nuovo regolamento didattico d’ateneo del numero di ore di lezione frontale per CFU, la quale porterà i corsi da 84 a 72 ore, facendo così finire i corsi una settimana prima e non facendoli così sovrapporre al periodo riservato all’appello d’esame di dicembre. Tutto questo sembra fondarsi solo su calcoli sulla produttività della didattica, della ricerca e dei nostri tempi di studio al fine di rendere “attrattivo” il nostro ateneo, la facoltà e il dipartimento.
Non a caso questi docenti sembrano non essersi davvero interrogati fino in fondo riguardo alla qualità della didattica. Nessun interrogativo sul perché i corsi vadano deserti e molti di noi preferiscono non perdere del tempo a lezione. Una questione di mancata “armonizzazione dei calendari” o sarà forse che la qualità dell’insegnamento va ripensata? Sarà che magari le aule sono spesso strapiene? Sarà che molti di noi son costretti a lavorare a nero per mantenersi in città? Sarà che in ogni caso per raggiungere i crediti per la borsa – dicembre o no – bisogna sacrificare lezioni allo studio compulsivo?
Ma tutte queste questioni – il nostro profilo sociale, in fondo – vengono snobbate e considerate – come detto oggi da alcuni docenti – cose da Libro Cuore o slogan, perché in fondo – continuano – dobbiamo accontentarci, non pretendere molto, 8 appelli sono troppi, al momento siamo dei “privilegiati”. Privilegio o necessità quella di esigere la possibilità di gestire autonomamente tempi di vita e di studio contro le costrizioni imposte da un percorso formativo segnato da reddito intermittente e prospettive assenti? Una scelta obbligata pensiamo, altro che privilegio!
Per questo intendiamo opporci alle misure di “rattoppo” proposte dal direttore Polsi. Ci opponiamo, infatti, alla proposta oggi paventata di approvare in Consiglio il calendario didattico con la soppressione di dicembre e poi a settembre riammettere lo stesso appello autocertificando come studenti lo stato di “studenti lavoratori” pur “di diritto” non essendolo. Chi di noi – la maggior parte – per mantenersi lavora saltuariamente, per brevi periodi e a nero, non si vergogna. Per questo non intendiamo nasconderci, non mentiremo a chi ci chiede di autodenunciarci come “lavoratori a nero”, vogliamo l’appello aperto a tutti com’è ora!
Per questo rilanciamo pretendendo:
1) la convocazione di un consiglio di dipartimento ad hoc con una finestra dedicata all’audizione degli studenti e di tutti coloro che intenderanno portare il proprio punto di vista; riteniamo una grave violazione delle regole democratiche e di garanzia istituzionale approvare l’abolizione dell’appello con provvedimento d’urgenza;
2) di approvare in consiglio di dipartimento il calendario didattico come proposto dal direttore Polsi (inizio lezioni, sessioni d’esame, ecc.), ma mantenendo salvo l’appello di dicembre per come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi: la diminuzione delle ore per credito da 7 a 6 consente di mantenere l’appello con addirittura meno complicazioni di quanto avviene adesso;
3) di intraprendere all’inizio del prossimo semestre un confronto ampio con il dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica attraverso anche assemblee aperte studenti-docenti come quella odierna per ristabilire anche in quel dipartimento l’appello di dicembre e avviare una programmazione più ampia di tutta la didattica con strumenti più aperti alle istanze di tutti i soggetti in causa rispetto a quelli utilizzati fino a ora.
Costruiamo una presenza forte al prossimo Consiglio di dipartimento per vigilare affinché l’appello di dicembre non venga soppresso! Costruiamoci la possibilità di riprenderci l’appello anche a Filologia Letteratura e Linguistica e apriamo gli spazi per discutere e decidere della nostra università già da settembre!