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INDICE
- Cosa c’è da pagare?
- Quanto c’è da pagare?
- Entro quando va fatto?
- Cosa fare per pagare meno?
- Perché devo pagare?
COSA C’È DA PAGARE?
Ogni anno per studiare a Unipi, come d’altronde in ogni altra università, c’è da versare una certa quota.
La contribuzione è composta da un contributo omnicomprensivo, la tassa regionale per il DSU, l’imposta di bollo, alcune maggiorazioni e riduzioni in base a delle condizioni che possono o meno verificarsi.
QUANTO C’È DA PAGARE?
La contribuzione è divisa in 5 parti:
- Il “Contributo omnicomprensivo”, che va da 0€ a 2.530 € in base all’ISEE Universitario;
- La tassa regionale per il DSU, 140 €, la paghi se non hai la borsa di studio;
- Imposta di bollo, 16 €, la paghi solo se sei matricola;
- Maggiorazione per fuoricorso, va da 200 a 600 € in base all’ISEE Universitario, la paga chi è fuoricorso di più di 1 anno (quindi, dal 5 anno di triennale in poi, dal 4 anno di magistrale in poi, per le lauree magistrali a ciclo unico dal 7 o 8 anno);
- Maggiorazione per inattività, va da 50 a 200 € in base all’ISEE Universitario, la paga chi è fuoricorso da più di 5 anni e ha conseguito meno di 25 CFU negli ultimi due anni.
ENTRO QUANDO VA FATTO?
Il pagamento è diviso in 4 rate:
- entro il 30 settembre 2024*
- entro il 28 febbraio 2025
- entro il 15 aprile 2025
- entro il 3 giugno 2025
*Se si fa richiesta di borsa di studio la scadenza della prima rata, in attesa dell’uscita delle graduatorie, viene spostata al 28 febbraio 2025
COSA FARE PER PAGARE MENO?
Fra le varie modalità con cui è possibile ridurre la quota della contribuzione universitaria la più importante è quella che si ottiene sulla base dell’ISEE Universitario, che è un valore calcolato tenendo conto di redditi e patrimoni del nucleo familiare per provare a misurarne la situazione economica, per quanto sia imperfetto.
Tale documento si ottiene presso un CAF (Centro Assistenza Fiscale), un commercialista o autonomamente con SPID sul portale servizi dell’ INPS; va presentato:
- entro il 31 ottobre 2024, gratuitamente;
- dal 1 novembre 2024 al 17 febbraio 2025 (ore 12,00) pagando una mora di 75€;
si procede sul portale Alice nella sezione Menù > Segreteria > Richiesta riduzione tasse.
Non presentare l’ISEE Universitario equivale a essere in fascia massima…faccia lei.
E se pensi di essere comunque in fascia massima tieni conto che ci rientra circa l’1% delle famiglie italiane!
Presentandolo l’ammontare del contributo omnicomprensivo diminuisce (vedi tabelle nel Regolamento tasse 2024/2025).
Sono applicate delle riduzioni ulteriori per:
- Chi ha la residenza in un comune che, mediante mezzi pubblici, dista almeno un’ora da Pisa,
- Chi ha nel nucleo familiare di appartenenza altre persone iscritte all’Università di Pisa (riduzione del 5%)
- Chi ha un certificato DSA (riduzione del 20%)
- Immatricolati che hanno conseguito una valutazione all’esame di Maturità superiore a 95/100 o un voto di laurea di primo livello è superiore o uguale a 108/110 per l’iscrizione alla laurea magistrale ottengono una riduzione massima di 200€
INOLTRE
L’Università di Pisa prevede lo status di studentə a tempo parziale: ha durata due anni ed è rinnovabile.
Chi lo ha, si impegna a non acquisire più di 36 CFU il primo anno dei due previsti e un totale massimo di 60 CFU nel biennio con il solo pagamento della tassa regionale e del 60% della contribuzione prevista.
Ci sono delle situazioni di incompatibilità, alcune condizioni che portano a perdere lo status e delle conseguenti sanzioni (una delle più rilevanti è che non si può essere contemporaneamente borsista e studentə a tempo parziale). Tutto ciò è spiegato nel dettaglio nel regolamento tasse a.a. 2024/2025.
PERCHÉ DEVO PAGARE?
Ogni anno il MUR stanzia delle risorse in un fondo chiamato FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario), il cui importo totale andrà a coprire le spese per il funzionamento e le attività istituzionali di tutte le università
Questo fondo viene diviso in due parti, dette “quota base” e “quota premiale”. La quota base viene divisa tra tutti gli atenei proporzionalmente alle spese che ogni ateneo deve sostenere (in altre parole, un ateneo più grande dovrà sostenere più spese per cui avrà una “fetta” più grossa del fondo). La quota premiale viene invece spartita secondo criteri di merito, in base a indicatori relativi alla performance dell’ateneo nella didattica e nella ricerca.
In altre parole, gli atenei con più possibilità e che riescono a performare meglio vengono premiati con più fondi (che plausibilmente permetteranno loro di avere performance ancora migliori in futuro) e gli altri vengono “puniti” con meno fondi.
Questo crea disparità tra le università, che negli anni anziché appianarsi si acuiscono: chi ha di più avrà sempre di più, chi ha di meno avrà sempre di meno e ogni anno gli atenei dovranno lottare tra di loro per avere il maggior numero di briciole di una torta troppo piccola e per poter continuare a vivere dovranno comunque chiedere soldi alla componente studentesca.
Dal canto nostro, pensiamo che l’università dovrebbe essere gratuita – o meglio, a carico della fiscalità generale e senza che chi la frequenta debba pagare ulteriori contributi. Una persona che si laurea, infatti, non rende benefici solo a sé stessa, ma anche a tutta la società in cui vive: una persona laureata in più può significare un ingegnere, docente, artista, membro del personale sanitario…