Il 27 settembre viene pubblicato il Decreto di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che mette nero su bianco le volontà di questo governo, ovvero i vergognosi tagli alla quota base.
Già a Luglio il Consiglio Universitario Nazionale segnalava circa mezzo miliardo di tagli, includendo in questa stima il sostanziale svuotamento del piano straordinario per le assunzioni del personale docente.
Le risorse in mano alle Università scarseggiano da tempo. Gli Atenei sono già costretti in una competizione impietosa per accaparrarsi le briciole rimaste. Da quest’anno la situazione peggiora ancora e a rimetterci, nuovamente, è in primo luogo la comunità studentesca.
I numeri illustrati nell’ultima seduta del Consiglio di Amministrazione UniPi sono drammaticamente semplici. Un taglio del FFO complessivo di 6 milioni di euro. Milioni che diventano circa 16, se si considerano anche gli svuotamenti e i depotenziamenti dei piani di assunzione.
16 milioni in meno per il nostro Ateneo portano dolorose ripercussioni su didattica e ricerca di base, sulla qualità degli spazi, sui posti di dottorato e le borse di ricerca, sul lavoro del personale esternalizzato, sugli importi della contribuzione che noi dobbiamo pagare.
Non possiamo subire queste misure in silenzio. L’impassibilità della comunità accademica spiana la strada al progetto governativo di affossare l’Università pubblica. Allo stesso modo, l’opposizione passiva è una risposta debole e inefficace, di fronte al pericolo che corrono i nostri percorsi accademici e il ruolo dell’Università nel Paese.
Per reagire dobbiamo organizzarci, dal piccolo dei singoli Corsi e Dipartimenti, a tutto l’Ateneo. Parlare, discutere e pianificare, tra noi e insieme a tutte le parti della nostra Università. L’assemblea del 1 ottobre è stato un importante primo passo collettivo: un’aula gremita di persone unite dalla volontà di difendere e costruire insieme la nostra Università!
Che l’istruzione sia “un’arma, il cui effetto dipende da chi la tiene in mano ed a chi essa è rivolta”. E noi non abbiamo intenzione di arrenderci così facilmente. Ci vediamo in piazza.