A inizio mese viene pubblicato sull’albo del DSU Toscana l’avviso per la realizzazione di un progetto di Partenariato Pubblico Privato (PPP) per la gestione delle residenze. Si tratta di una forma di co-gestione delle risorse tra il soggetto pubblico, in questo caso il DSU, e uno o più enti privati interessati.

Ma come mai ci troviamo in questa situazione?

Perché le residenze, in tutta la Toscana, necessitano di tanti lavori. Alcune non sono ancora a norma per l’anti-incendio, nonostante da almeno due anni siano chiuse per “lavori in corso”. Altre hanno infissi vecchi, senza un decente isolamento sonoro e termico. Altre ancora hanno arredamento scadente (o mancante), senza dimenticare i vari problemi alla rete internet

Ma i soldi, per fare questi lavori, non ci sono.

La regione Toscana ha progressivamente ridotto i finanziamenti al DSU. Nel 2021/22 la motivazione fu la necessità di investire a bilancio sulla sanità, pena il commissariamento dell’intera Regione. Più avanti, la soluzione ostentata furono i fondi europei di FSE e PNRR. Quello che non cambia è che le risorse a disposizione restano troppo poche. La conseguenza, auspicata anche a mezzo stampa dal Ministro Bernini, è la sempre maggiore privatizzazione del settore pubblico.

Durante le votazioni in Consiglio di Amministrazione del DSU, ci è stato detto che non ci sarebbero state modifiche nel servizio offerto. Anche questo, se ci pensiamo, è falso. Nel progetto di co-gestione si prevede che il DSU possa, NON debba, occupare fino al 100% dei posti e assegnarli tramite graduatoria. 

Sapendo come vanno solitamente queste cose, possiamo già prospettare una progressiva diminuzione dei posti disponibili. Il fatto che, grazie ai lavori svolti dai privati, il numero dei posti complessivo possa aumentare non è una risposta ricevibile. I tempi di convocazione sono ancora troppo lenti, i posti comunque scarseggiano e questa misura non garantisce stabilità strutturale nel lungo termine.

A Gennaio 2025 la Giunta Regionale dovrà dare l’assenso sul piano previsto dal DSU. Ci auguriamo (e faremo in modo) che in quella sede torni la ragione.