Anche quest’anno, nella discussione sul nuovo bando borse, che l’Azienda regionale per il diritto allo studio pubblicherà per il prossimo anno, abbiamo messo l’accento su un problema ben evidente. In Toscana esiste la figura dello studente borsista semestrale, una figura unica nei circuiti di diritto allo studio universitario, a cui viene confermata la borsa di studio al quarto anno accademico per i primi sei mesi (quindi usufruisce dei benefici del DSU tout-court) e che prevede, successivamente ad essi, la possibilità di rimanere ancora nell’alloggio universitario dietro il pagamento di un “affitto” di 165 euro al mese, nonostante si perda di fatto lo status di borsista e con esso la borsa monetaria e la gratutità della mensa.
La possibilità di mantenere il beneficio anche per il quarto anno di una triennale o per il terzo della magistrale è positiva per la condizione studentesca, ma il sistema ha delle grosse falle. Infatti, oltre al costo generalmente non sostenibile per deglistudenti che erano borsisti in primis per le condizioni reddituali, il bando borse dovrebbe tenere in considerazione altre cose:soprattutto i tempi di carriera universitaria che l’Università va a dilatare di altri sei mesi per permettere agli studenti di laurearsi senza diventare fuori-corso, ed è proprio per questo che la nostra sollecitazione è che dal prossimo anno cominci un lavoro coordinato e di concerto tra l’Azienda e l’Università di Pisa, in modo da uniformare il bando alle condizioni e alle necessità degli studenti stessi, in quanto la borsa semestrale, strutturata per come è ad oggi, non è uno strumento adatto e convincente.
La discussione, che non va a esaurirsi in un solo giorno, è stata messa in luce maggiormente anche dall’azione di alcuni borsisti semestrali che hanno deciso negli ultimi due anni di autoridursi la quota da versare mensilmente come protesta nei confronti della situazione attualmente emergente dal bando, decidendo di pagare solo una quota di 33 euro mensili a fronte dei 165 pretesi.
La risposta dell’Azienda non è arrivata sulla politica, ma sulla richiesta di integrare il pagamento della parte di quota mensile non versata, facendo pressione e ponendo come alternativa al non pagamento la decadenza dal beneficio, un tipo di sanzione da noi sempre contestata ma prevista sia dal bando che dal regolamento per le residenze universitarie.
Per questo anche nell’incontro con la Regione e l’ARDSU tenutosi oggi, 5 giugno, per continuare la discussione sul nuovo bando borse, abbiamo fortemente messo in evidenza il problema, chiedendo che l’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario riveda la propria scelta di fare cassa sulle tasche di questi studenti, riducendo notevolmente la quota richiesta per la permanenza di un ulteriore semestre nell’alloggio, e pretendendo che le tempistiche per cui uno studente è considerato in corso dall’università siano rispettate anche nella valutazione degli studenti ritenuti “meritevoli” per il DSU Toscana.
L’unico esito ottenuto nella commissione di oggi è stata la rateizzazione dei 165 euro mensili in quote da 82 euro mensili da pagare nel doppio dei mesi, che inizialmente era stata proposta solo agli studenti autoriducenti, e la cui possibilità ora è stata estesa a tutti i borsisti semestrali, espediente che può agevolare il pagamento ma che comunque non costituisce un vero e proprio rimedio al problema.
In vista del bando del prossimo anno siamo fortemente intenzionati a mettere su una campagna, che con molto anticipo rispetto agli scorsi anni, riesca a sollevare il dibattito su questo tema in primis creando un dialogo tra i due enti coinvolti, Università di Pisa e DSU Toscana, e chiedendo una riduzione della quota mensile richiesta dall’Azienda; auspicando in ogni caso che non venga più prospettata come sanzione la revoca del beneficio come reazione a una protesta che sta sul piano politico.