L’emergenza alloggi studenteschi è di notevole rilevanza a Pisa, dove negli anni passati abbiamo registrato che circa ⅓ degli studenti idonei risultano essere non beneficiari dell’alloggio a causa del minor numero di posti alloggio disponibili. Quest’anno il numero dei richiedenti purtroppo è salito di circa 700 studenti in più rispetto al 2015/16 lasciando così 1540 studenti fuori dagli alloggi.
Da anni proponiamo, come soluzione, la necessità di aprire nuove residenze; attualmente i luoghi segnalati e che potrebbero essere utilizzati come residente sono San Cataldo, Paradisa, Fossabanda.
La questione di Fossabanda sembrerebbe quasi essersi risolta: lo scorso 20 ottobre durante la Conferenza Università Territorio ci è stato confermato che il passaggio dei documenti mancanti finalmente è avvenuto, fatta eccezione per qualche documento che si spera arriverà a giorni; la struttura metterà a disposizione, dopo la ristrutturazione, circa 90 posti letto per gli studenti e una mensa nell’area delle Piagge. Il vero problema sta nelle tempistiche della ristrutturazione, per cui arriveremo all’apertura della struttura soltanto nell’anno accademico 2019/20 da quanto riferito in CUT dall’amministrazione.
La nota critica non sta nelle tempistiche dilatate dal nuovo codice appalti, ma nella responsabilità politica del Comune che ha prolungato per anni la trattativa, perdendo o nascondendo documenti fondamentali, lasciato l’immobile in stato di abbandono e permettendo anche il causarsi di ulteriori danni, minimizzando il tutto sul piano pubblico.
Per quanto riguarda le altre due strutture: Paradisa e San Cataldo, la situazione è differente. Sulla residenza Paradisa, che vanta ben 522 posti, c’è stato un blocco della trattativa tra ARDSU e INVIMIT (infatti quest’ultima sembrerebbe più interessata a potenziali investitori privati); San Cataldo invece, con i suoi 240 posti, sarà aperta nel 2018.
Crediamo che quanto fatto finora non sia sufficiente per superare il grosso problema degli studenti idonei ma non beneficiari di alloggio che continua a rimanere un’esigenza e non possiamo non sottolineare che ci sono delle precise responsabilità se la situazione è arrivata al punto che stiamo vivendo.