Apprendiamo dagli organi stampa di presunti scoop rispetto a famigerati “studenti borsisti furbetti”, in quanto rinunciatari del posto alloggio una volta assegnatogli, perchè “è chiaro che in tanti presentano la domanda della borsa solo per avere il contributo [n.d.r contrbuto affitto]: il paradosso è che sperano che la convocazione arrivi il più tardi possibile per intascare una somma più alta.”
Se gli studenti rinunciassero al posto alloggio una volta chiamati solo per “intascare” il contributo affitto fino alla data del loro rifiuto, per poi fare nuovamente domanda l’anno successivo e percepire di nuovo il contributo affitto, questo contemplerebbe che non utilizzino quel denaro per pagare gli affitti di cui devono essere regolari conduttori (altrimenti non lo otterrebbero). Uno studente in affitto deve provvedere a pagare le spese di affitto, le bollette, il condominio, spese che i 180€ di contributo affitto non possono coprire, stante anche il costo alto degli affitti a Pisa, che per esempio per una stanza singola si aggira sui 300€, e considerando che questi studenti sono vincitori di borsa di studio, dunque con ISEE bassi, e che il numero dei dichiaranti il falso è davvero esiguo.
Questi studenti, quindi, non intascano nulla, ma rinunciano per un ben più banale motivo: al momento della pubblicazione definitiva delle graduatorie (generalmente a metà ottobre), la metà dei risultanti idonei non possono accedere immediatamente all’alloggio e quindi si trovano a dover stipulare un contratto di affitto che può essere rescisso con un preavviso che va dai 3 ai 6 mesi. Chiediamo, quindi: come si può, in seconda chiamata (generalmente a marzo), accettare l’assegnazione dovendo comunque continuare a pagare il canone per almeno altri 3 mesi, cioè almeno fino a giugno? Anzi, la notizia vera è che, nonostante questa situazione, il 50% degli idonei accetti comunque l’alloggio fornito dal DSU (continuando a pagare l’affitto per una camera inutilizzata)!
Il vero dato allarmante è in realtà quel famoso 53% che tanto viene sbandierato: come si può pensare che sia sufficiente una copertura del solo 53% degli idonei, che è poco più della metà? Come si può pensare che i furbetti siano gli studenti che rinunciano al posto alloggio, assegnato con mesi di ritardo rispetto all’uscita delle graduatorie, e che invece non si debba procedere nella direzione di aumentare la copertura dei posti alloggio, che risolva effettivamente l’emergenza abitativa studentesca, a maggior ragione se le domande stanno aumentando? Attaccare gli studenti è umiliante e svilente nei confronti di chi si trova in una situazione di difficoltà economica a cui, ad oggi, gli enti pubblici non riescono a dare una risposta efficace e completa. Attaccare e denunciare con accuse pesantissime coloro ai quali è negato un diritto ed è negata la possibilità di usufruire di un sistema di welfare studentesco perchè lo Stato è incapace di rispondere alle loro esigenze, è assolutamente vergognoso e scandaloso e lancia un messaggio, oltre che falso, sbagliato e nocivo per tutta la comunità cittadina, per giunta senza conoscere minimamente i meccanismi di assegnazione del posto alloggio effettuati dall’ARDSU.
Le Istituzioni devono cominciare ad affrontare nell’immediato questa emergenza rendendo stabili come Fossabanda disponibili agli studenti, piuttosto che tentare imbarazzanti e fallimentari trattative come quelle di Villa Madrè, che non solo si intreccia con interessi che hanno ben poco a che vedere con gli interessi studentesche ma che, data l’illegalità di fondo, non hanno prodotto alcuna soluzione all’emergenza abitativa studentesca. A questo punto, di conseguenza, è chiaro che il contratto con L’ARDSU venga meno.
Chiediamo, pertanto, che la trattativa su Fossabanda prosegua e porti a buon esito: la strada è quella del coordinamento continuo e costante fra enti pubblici che hanno la volontà politica di rispondere alle emergenze abitative e sociali che si vivono a Pisa, nel pieno della legittimità e attraverso percorsi pubblici e trasparenti, condivisi con le rappresentanze studentesche e sociali.