L’ARDSU recepisce le linee guida regionali per il bando borse di studio 2024/25

Dal prossimo anno accademico la regione Toscana rischia, per la prima volta nella storia, di non garantire l’accesso alla borsa di studio a tutte le persone che ne hanno diritto.

L’11 luglio il Consiglio di Amministrazione dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio (ARDSU) recepisce le linee guida regionali relative al bando borse per l’a.a. 2024/25,  senza interrogarsi sulla loro sostenibilità di lungo periodo, senza valutare se stia effettivamente garantendo il diritto allo studio, senza accertarsi di garantire la borsa a chiunque ne abbia diritto.

All’apparenza le notizie sembrano buone: la soglia ISEE per accedere alla borsa di studio è innalzata a 27.000 euro e la quota monetaria erogata per ogni borsa aumenta da un minimo del 5% a un massimo del 17% a seconda della fascia ISEE. Questo, però, con un finanziamento invariato da parte di Stato e Regione. Finanziamento che si è già mostrato insufficiente: lo scorso anno la Regione dovette integrare in extremis 5 milioni di euro per evitare di lasciare senza borsa di studio chi ne aveva diritto.

Quest’anno la Regione costringe ad alzare ulteriormente gli importi delle borse, ben oltre il solo adeguamento all’inflazione. Aumentando la soglia ISEE, cioè il numero di persone che hanno diritto alla borsa, e gli importi erogati, il rischio è che l’ARDSU non riesca a coprire tutte le borse di studio e che sia costretto a tagliare ancora servizi o, per la prima volta, portare la figura di “idoneo non beneficiario” in Toscana.

Davvero spetta alla componente studentesca interrogarsi sulle conseguenze nel lungo termine di queste scelte economiche e opporsi all’approvazione di qualcosa che sulla carta andrebbe a nostro favore? Ancora una volta, lanciamo l’allarme per il timore che continui il collasso di un sistema fondamentale come il Diritto allo Studio. Per quanti anni ancora dobbiamo non ricevere ascolto e poi dimostrare che, ancora una volta, avevamo ragione?

Queste preoccupazioni trovano riscontro nelle sensibili revisioni proposte sul futuro bando, al fine di normare con più precisione l’eventualità di avere idonei non beneficiari per mancanza di fondi.

Di fronte alla futura necessità di scegliere a chi riconoscere nella sostanza questo diritto si sceglie di introdurre criteri fondati sul “merito”. Fino ad oggi, chiunque facesse richiesta di borsa di studio veniva inserito in graduatoria in base all’ISEE, con l’età come parametro discriminante in caso di parità. Adesso, per le persone iscritte ad anni successivi al primo, sarà il numero di CFU ottenuti a determinare il mantenimento o meno del proprio diritto a studiare. La nuova formula di definizione della graduatoria, infatti, prevede che il rapporto tra CFU conseguiti su quelli da conseguire avrà un peso dell’80% nel determinare la posizione in graduatoria.

Eppure sono molti gli studi che mostrano la correlazione tra velocità delle carriere e provenienza economica. Paradossalmente, quindi, chi ha maggiore bisogno della borsa di studio potrebbe non riceverla più. Questo la regione Toscana evidentemente non lo sa, o decide di ignorarlo. Vergognoso pensare di decidere chi potrà o meno usufruire di un diritto garantito dalla costituzione, per di più in base a criteri di merito che sono in piena antitesi con il concetto stesso di Diritto allo Studio.

Insomma, è evidente la mancanza di prospettiva da parte di una Regione che, prima, indica al DSU di usare le tariffe mensa come leva economica per aumentare le entrate salvo poi, dopo il drastico calo delle affluenze, tornare sui propri passi suggerendo allo stesso DSU di abbassarle; citando testualmente: “mantenere alta l’attenzione sulle politiche tariffarie riguardo il servizio mensa, favorendo una maggiore fruizione del servizio”.

L’accesso all’istruzione, garantendo pari opportunità educative, rappresenta un pilastro della democrazia e della giustizia sociale e non può essere messo in dubbio da mere logiche di bilancio, né tantomeno essere oggetto di demagogici cambi di regolamento che, solo su carta, sembrano aumentare la platea degli aventi diritto. Nella sostanza, intanto, assistiamo a un goffo tentativo dell’amministrazione regionale di ripulirsi la faccia a meno di un anno dalle elezioni regionali. Tutto questo, ancora una volta, a nostre spese.

Si tratta di una situazione che, come comunità studentesca, non possiamo accettare. Non possiamo accettare di perdere i nostri diritti in virtù di quello che chiamano “merito”. Pretendiamo la garanzia dei finanziamenti alla nostra formazione e al nostro Diritto allo Studio, non che si faccia campagna elettorale sulla nostra pelle.