La piazza è il centro della vita politica cittadina. Non è solo uno spazio architettonico – non lo è per forza – ma un luogo fatto anche di astrazione. Un’idea è in grado di spalancare una piazza. Un gesto, un’azione condivisa e praticata da centinaia di cittadini può dilatare lo spazio quel tanto perché si possa intravedere il cerchio nuovo di una piazza, là dove prima non c’era. La piazza è il luogo della discussione e dell’incontro, ma anche quello della dissidenza, della critica, della rivolta. Se è vero che gli spazi si possono chiudere, altrettanto vero è che il medesimo destino può toccare alle piazze. È così che si sigillano le idee, è così che si sottrae aria affinché le voci non possano più riecheggiare. Gli spazi sociali sono piazze, vere e virtuali, enormi scenari sul quale si intessono le esistenze di chi vive, lavora, studia in una città, tappe familiari a chi non si arrocca nel privato delle proprie mura, e invece guarda fuori, scende in piazza per testimoniare a tutte e a tutti la propria esistenza.
Il Distretto 42 è una piazza. Una piazza chiusa, penserà qualcuno, i cui cancelli non si sono più spalancati dopo la chiusura coatta del 22 aprile. Ma non è così. Il Distretto 42 non è mai stato chiuso. La sua piazza è rimasta viva e vegeta, diffusa nei mille rivoli della città di Pisa, ma non solo.
Quella del Distretto 42 non è solo una piazza cittadina, è uno spazio di spazi, alcuni assai lontani tra loro, stazione di un percorso che attraversa l’Italia, l’Europa, il Mondo, cellula che conduce con sé – in piccolo e in grande – il patrimonio di lotte centenarie che mutano lingua e pratiche, ma che rimangono più che mai attuali.
Proprio nei giorni appena trascorsi l’ennesima piazza è stata chiusa, quella torinese che si preparava a contestare i rappresentanti dell’Unione Europea che in Piemonte avrebbero inaugurato il vertice europeo sul tema dell’occupazione giovanile. Fin troppo semplice il passaggio: eliminare la piazza per eliminare il dissenso, dislocare altrove il nodo problematico, come una qualsiasi multinazionale potrebbe dislocare altrove – per risparmiare denaro a discapito dei lavoratori – la propria produzione. Ma le piazze non si possono chiudere, le piazze vivono a prescindere dalla volontà o meno del potente di turno.
Sono la voce, il corpo, i desideri e i bisogni, le illusioni e la concretezza, i sogni e la realtà quotidiana di chi vive per costruire piazze, per animare quelle che già esistono e per inventarne altre che ancora non sono.
Tornare in piazza, tornare nella città, nelle città. Tornarvi per tenere insieme i tanti fili delle lotte presenti e a venire, intrecci che pulsano nel tessuto urbano, quello di Pisa, lo stesso che per problematiche e potenzialità parla la stessa lingua di altre città, di altri spazi disseminati nel mondo.
Il Distretto 42 e le realtà più disparate che in esso hanno convissuto – la piazza del Distretto 42 – scenderanno in strada, di nuovo, nelle giornate del 4 e del 5 luglio. Un “Back to the city”, un ritorno al futuro per la città di Pisa, due giorni per incontrarsi, per affermare senza eccezioni la volontà di riaprire i cancelli dell’ex Caserma Curtatone e Montanara, per essere di nuovo spazio aperto a fronte di una chiusura che non rappresenta nessuno, che toglie la voce a quanti invece hanno ancora volontà di dire la propria. Studenti, lavoratori, migranti, donne, uomini, bambini che sono piazza e che tornano in piazza – nella piazza del quartiere San Martino – per confrontarsi con tutta la città, portando nelle strade il proprio vissuto, le proprie attività che vedono riflesso il diritto alla cittadinanza nello spazio aperto della politica e della socialità.
Due giorni di pratiche, dall’Anti degrado Bici Tour il 4 luglio, una maratona a pedali che toccherà quegli spazi che in città sono ancora chiusi, oggetto di degrado e abbandono, per riaprirli nel segno di un’idea di città più giusta, fino ad arrivare alla giornata del 5, quando a partire dal pomeriggio il Municipio dei Beni Comuni si ritroverà in piazza San Martino con tutte le realtà che lo compongono e lo animano. Tantissime le attività previste, nel segno di una ‘tradizione’ che ha radici profonde.
Due giorni non solo di socialità e di festa, ma anche di discussione, e confronto, per riportare la politica – quella vissuta, praticata dal basso – al centro dell’attenzione di ciascuno. Una spazio franco in cui tutto il sommerso ritorni a galla, le vertenze e i bisogni siano al primo punto di ogni percorso, e le relazioni tra le persone, i gruppi e le associazioni riemergano per diventare più forti di prima.
Tornare in piazza per essere di nuovo spazio aperto, perché i cancelli del Distretto 42 presto saranno di nuovo spalancati.
Muncipio dei Beni Comuni