È di giovedì scorso il decreto PA-Bis che, insieme alla bozza di DPCM, conferma quanto preannunciato dalle nostre interlocuzioni con la Ministra: nulla di buono.

All’interno della bozza di DPCM, infatti, i corsi di formazione da 60 CFU risultano prevedere dei costi massimali di 2500 Euro, 2000 Euro invece per lɜ studentɜ regolarmente iscrittɜ in corso alla laurea magistrale e per chi ha già sostenuto i 24 CFU.

Nonostante la mozione in CNSU, la pressione fatta sugli uffici tecnici e i due incontri avuti con la Ministra, la direzione del governo sembra essere chiara.

Il Ministero non intende spendere soldi per questi corsi, lasciandoli a carico degli Atenei, non prevedendo alcuna misura di “progressività” o esenzione dai costi. Anzi, prescrivendo come a carico dellɜ studentɜ l’onere degli stessi.

Sembrerebbe non essere l’unica novità. Infatti, per il biennio 23/24 24/25, le università potranno svolgere il corso fino al 50% per mezzo della didattica a distanza.
Si preannuncia dunque un corso costoso, organizzato in fretta (quindi male), e di bassa qualità.

Su questo il governo sembrerebbe garantire l’attivazione dei corsi per ottobre.
Saranno dunque previsti 60 CFU, distribuiti come nella tabella qui sotto:

TIROCINIO DIRETTO15 CFU
TIROCINIO INDIRETTO5 CFU
FORMAZIONE INCLUSIVA3 CFU
AREA LINGUISTICO-DIGITALE3 CFU
AREA SOCIO-PSICO-ANTROPOLOGICA4 CFU
AREA PEDAGOGICA10 CFU
DIDATTICA DELLA DISCIPLINA18 CFU
LEGISLAZIONE SCOLASTICA2 CFU

Alcuni di questi CFU si potranno provare a conseguire già all’interno del percorso di formazione pre-laurea funzionalmente al loro riconoscimento.

Per coloro che abbiano già conseguito i 24 CFU sarebbero previsti ulteriori 36 CFU integrativi;
mentre saranno previsti 30 CFU integrativi per lə precariə che non abbiano conseguito l’abilitazione. Rispetto al numero programmato, avremo conferme con l’uscita del decreto ufficiale, dato che mancherebbe il calcolo di fabbisogno di docenti da parte del Ministero dell’Istruzione su cui quantificare il numero chiuso.

Si conferma dunque una situazione paradossale, per cui a fare da sbarramento all’ingresso per “la qualità” di un insegnante, sarà la sua capacità economica di permettersi un master abilitante e non una reale valorizzazione della professionalità dell’insegnante.

Infatti, senza la previsione di alcun finanziamento e il via libera al 50% in DAD, ad essere garantito è solo il costo, e non un corso realmente di qualità che si interroghi sui bisogni che lɜ studentɜ di oggi vivono nelle scuole.

Si tratta di nuovo di un percorso a tratti mortificante delle professionalità dell’insegnamento, e che restituisce la mancata volontà di garantire al Paese delle scuole capaci di resituire i Saperi come strumento di emancipazione, che siano capaci di crescere e curare lɜ giovani di domani.

In attesa del DPCM definitivo, continuiamo a fare pressione per la modifica di questo decreto, e per la tutela del diritto allo studio.

Consapevoli che le criticità restano e che c’è bisogno di riscrivere l’accesso all’insegnamento.

Per questo, ci vedremo in Università per orientarci sull’attuale percorso, e per riscriverlo insieme.

Perché noi vogliamo ancora insegnare.