Il 22 ottobre il Tribunale costituzionale della Repubblica di Polonia ha vietato l’aborto in caso di malformazioni del feto, riducendo ancora di più le condizioni che rendono legale e accessibile l’interruzione di gravidanza nel Paese polacco.
Già la legge del 1993 che prevedeva l’interruzione di gravidanza per malformazioni del feto, problemi di salute o concepimento in seguito a stupro e incesto era limitante e limitativa e costringeva molte cittadine polacche a compiere l’interruzione di gravidanza in costose cliniche private nei Paesi confinanti. Quasi la totalità delle interruzioni polacche era legata all’ipotesi di malformazioni ma ora in seguito a questa sentenza il diritto all’interruzione di gravidanza è stato ridotto ulteriormente ed è consentito soltanto in caso di concepimento frutto di violenza sessuale o di rischio per la salute della donna.
Ricordiamo anche che il partito fortemente di destra polacco “Diritto e Giustizia” che guida la coalizione attualmente al governo presentò lo scorso anno una mozione che sosteneva che l’aborto in caso di malformazione del feto violasse il principio costituzionale per cui ogni vita va protetta. La coalizione di destra ha negli anni preso sempre più controllo e influenza sul potere giudiziario polacco, arrivando a nominare la maggior parte dei giudici che compongono il Tribunale costituzionale. Questo processo ha preoccupato anche l’Unione Europea, a tal punto che la Commissione Europea, per la prima e finora unica volta nella storia comunitaria, si è attivata denunciando un serio rischio di violazione dei valori fondamentali dell’Unione.
Con l’influenza della coalizione e a seguito della richiesta parlamentare il Tribunale polacco ha sostenuto la tesi dell’incostituzionalità dell’aborto sostenendo che non esiste difesa della dignità senza protezione della vita e paragonando l’aborto per malformazione a una pratica eugenetica (teoria di selezione della Germania nazista).
Questa sentenza ha scatenato polemiche in tutta Europa e in Polonia molte donne sono scese in piazza per protestare contro quello che è a tutti gli effetti il tentativo di rendere l’aborto completamente illegale nel Paese. Come vediamo dal profilo del collettivo femminista polacco strajk_kobiet che sta coordinando le manifestazioni e la resistenza a Varsavia, si assiste nuovamente a una repressione violenta da parte della polizia.
Dunque a seguito di questa sentenza chi potrà permettersi una clinica privata all’estero potrà esercitare il proprio diritto di interruzione della gravidanza, chi non se la potrà permettere dovrà rinunciare al proprio diritto o ricorrere ad aborti clandestini che metteranno in pericolo la sua vita. Qual è il discrimine? La vita delle donne vale meno di quella del feto? La legge è uguale per tutt*?
Condanniamo fermamente questo ennesimo attacco ai diritti umani e alle donne, questo atto di prevaricazione statale e bigotta sul nostro corpo, il nostro diritto alla vita e alla autodeterminazione.
Perché finché la voce di anche solo una persona resterà inascoltata ci sarà sempre qualcuno che cercherà di farla sentire a tutt* e qualcun altro che cercherà di soffocarla.