Il DSU Toscana risponde alla nostra denuncia rispetto all’aumento delle tariffe mensa sostenendo, in sintesi, che si tratta della prima modifica del piano tariffario negli ultimi 15 anni e che il cambiamento sarà marginale, andando a impattare sensibilmente solo le fasce “estremamente” alte di ISEE, quelle da 100.000 € in su.
Di fronte a queste affermazioni ci sentiamo in dovere di rispondere e fare chiarezza.
Innanzitutto, vogliamo far notare a Regione e DSU che le tariffe hanno eccome subito dei cambiamenti nel corso degli ultimi anni. Partendo da 15 anni fa, nel 2008, vi era un’unica tariffa comune all’intera comunità studentesca di 2,50€. Questa è stata incrementata a 3,00€ nel 2011 per poi essere sostituita nel 2012 da un modello progressivo in base all’ISEE, le cui fasce sono state ulteriormente aumentate nel 2017. I dettagli sugli importi sono nelle slide qui di seguito:
Considerando solamente la fascia da € 8,50, in essa non rientrano solamente le persone con ISEE da più di 100.000 €, ma anche studentɜ in Erasmus, provenienti da altri Atenei o stranierɜ, nonchè tutte le persone che non presentano l’ISEE. Queste ultime, in particolare, solamente a Pisa costituiscono quasi la metà della componente studentesca: sono infatti troppo poche le persone che possono, vogliono e riescono a presentare l’ISEE, per i motivi più disparati. Si tratta di una piaga che da tempo denunciamo e sulla quale abbiamo avanzato proposte concrete, prima tra tutte la presenza di CAAF in Ateneo.
Senza poi considerare che l’ISEE non è e non può essere considerato un indicatore accurato del reddito di una persona e della sua famiglia. Questo è a oggi purtroppo l’unico strumento utilizzabile, andando a creare una disparità di spesa nel determinare il nostro accesso a beni primari come un pasto, un alloggio o una borsa di studio.
Dunque, la Regione e il DSU sembrano voler ignorare che questi aumenti saranno un forte disincentivo per una grossa fetta della comunità studentesca, che inevitabilmente ridurrà la frequenza a mensa, dal momento in cui un pasto acquistato da privati costerà meno. Inevitabilmente, nel lungo termine questa riduzione di utenza porterà a un calo delle entrate, mettendo a rischio la sostenibilità dell’intero servizio.