Dal sito dell’INAIL: “Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e ottobre sono state 448.110, 1.017 delle quali con esito mortale.”
Per lavoro non ci si deve infortunare, di lavoro non si deve morire in nessuna circostanza. Eppure succede, continua a succedere e dalla stampa e dai giornali viene fatta passare sempre più come una fatalità inevitabile.
La realtà dei fatti è che manca la sicurezza, sia del lavoro che sul lavoro. La forza lavoratrice, costretta ad una precarizzazione sempre più pervasiva e onnipresente, si ritrova sempre più spesso ad accettare di lavorare in condizioni non idonee. Il prezzo che ci si ritrova a pagare ogni giorno è la salute e la vita. A subire gli esiti di contrattazioni sempre più svantaggiose per i lavoratori, sono perlopiù persone al di sotto dei 40 anni, come riportato dai dati INAIL per l’ultimo anno.
Il Rapporto Annuale 2020 dell’ispettorato Nazionale del Lavoro ha evidenziato come delle quasi 80 mila ispezioni oltre 55mila sono state definite irregolari, ossia il 70%.
Alle assurde mancanze di tutele per i lavoratori, va ad aggiungersi anche il problema, endemico nel nostro paese, dell’evasione fiscale, per più di 882 milioni di contributi e premi evasi.
È necessario trovare i responsabili di questa strage, e imporre riforme che rendano il lavoro sicuro, e solo allora veramente nobilitante per l’essere umano.
Per fare in modo che non succeda più dobbiamo lottare ed esigere diritti, sicurezza, regolarità.
Dobbiamo fare in modo che non si parli più di “morti bianche”, ma di omicidio sul lavoro, in modo che almeno una parte della gravità di questo problema venga colta.