Quando diventa schiava della necessità di essere finanziata, la ricerca è stata già limitata in partenza. Condotta dalla volontà di attrarre finanziamenti e non dalla libera aspirazione di chi la porta avanti. Così accade che qualsiasi ricerca non porti direttamente a un profitto  venga etichettata “di secondo livello” e messa da parte. Nel mentre, la ricerca tecnica viene schiavizzata da criteri utilitaristici e vincolata alla volontà di chi finanzia. 

Per questi motivi, le modifiche (ormai definitive e trasmesse al Ministero) dello Statuto Unipi suscitano scalpore in chi sostiene che la ricerca a fini bellici sia un importante strumento per l’avanzamento tecnologico e scientifico.

La scienza, privata dell’etica e della volontà politica, diventa uno strumento cieco, attraverso il quale gli atti più atroci possono essere commessi. Il fine viene raccontato come alto e nobile, ma sempre di orrori si parla. C’è oggi chi ritiene sbagliato condannare le squadre mediche naziste che condussero tremendi esperimenti sui corpi dei milioni che internarono nei campi di sterminio? Risulta forse oggi difficile esprimersi contro quelle unità che nell’esercito giapponese portarono avanti atrocità al fine di sviluppare i più efficienti marchingegni?

Esempi certamente estremi, ma il concetto rimane lo stesso: in nessun caso lo sviluppo tecnologico della nostra civiltà può giustificare le morti e le devastazioni, che ne stanno alla base o che ne derivano.  Dire della “nostra civiltà” non è a caso, considerato che le ricadute negative di queste ricerche vanno solitamente a colpire proprio i popoli e le comunità dei paesi più poveri e sfruttati.

Si tratta di un equilibrio che vogliamo accettare? Appellarsi all’etica e alla deontologia di chi fa ricerca può sembrare banale e non sempre è abbastanza, eppure ci sono stati tempi in cui questo principio era l’eccezione portata avanti con coraggio e innovazione, nel nome di un mondo più giusto. 

Questo è l’obiettivo che seguiamo ancora oggi, a partire dal nostro Ateneo. Queste modifiche sono un atto dovuto alla cui definizione abbiamo contribuito con forza, ma sono solo il primo passo.

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