In questo ultimo periodo abbiamo parlato tanto del problema delle aule mancanti e dei pochi posti per studiare in Ateneo, ma l’emergenza spazi non riguarda solo le aule.
L’università che vogliamo è un luogo di socialità e condivisione, un luogo dove potersi trovare in tranquillità fuori dall’orario di lezione. E quale posto migliore per farlo del giardino del Fibonacci o di Antichistica? Peccato che la lista sia già finita.
Vogliamo un’Università con più spazi comuni per favorire la socialità e lo scambio di idee. Con la pandemia è anche venuta meno la possibilità di organizzare attività all’interno dei pochi spazi che l’Ateneo ci mette a disposizione, e questo rappresenta un grave problema per la socialità. L’università non è solo studio: è aggregazione, condivisione di saperi, ma anche di esperienze; tutte cose che ora ci sono negate.
Anche il rapporto con la componente docente è stato colpito dalla mancanza degli spazi: i ricevimenti, momento essenziale della crescita individuale, erano relegati a studi troppo affollati. Con la pandemia il ricevimento è diventato un momento virtuale.
Certo, i confronti faccia a faccia non sono paragonabili ad una videochiamata, ma non per tuttз è facile trovare un orario per un ricevimento.
Analogamente, non è facile essere sempre a lezione, specialmente se per chi deve sottostare a degli orari di lavoro, o se è necessario aspettare l’arrivo di unə babysitter. Molti corsi poi non sono a frequenza obbligatoria, tuttavia chi riesce a seguire le lezioni è nettamente avvantaggiatə in sede d’esame, rispetto a chi deve barcamenarsi tra libri, slides e appunti di seconda mano.
La ripartenza che l’Amministrazione sta pregustando va in direzione contraria a tutto questo.
La smania che hanno nel farci ritornare in presenza non tiene conto degli aspetti positivi che offrono questi strumenti che abbiamo imparato a conoscere.
Noi crediamo in un ritorno in presenza, e protesteremo perché questo ritorno sia davvero tale, perché gli spazi necessari ci siano forniti; non di meno, non possiamo più negare il potenziale che questi strumenti potrebbero fornire anche quando la pandemia sarà superata. Soprattutto se, questi stessi mezzi, sono, di fatto, utilizzati da anni dalla comunità studentesca quale utile supporto allo studio individuale
Perché non sfruttare l’utilità dei ricevimenti online o delle registrazioni per tendere una mano a coloro che potrebbero usufruirne? La crisi che l’Ateneo sta attraversando, non è solo relativa agli spazi fisici, ma paradossalmente anche degli spazi virtuali, che sono stati utilizzati per due anni come un surrogato, e ai quali oggi non viene concessa una propria utilità e dignità.
Anche per questo vi aspettiamo lunedì 18 alle ore 11 in Largo Ciro Menotti, alziamo la voce per ottenere i nostri spazi. #fatecispazio !