Il 27 gennaio 2022 il Senato Accademico dell’Università di Pisa approvava una delibera nella quale si richiedeva il cambiamento del nome di via D’Achiardi, intitolata al Rettore che durante il fascismo ricoprì anche il ruolo di podestà, determinando l’espulsione di 20 docenti e 290 studenti di origine ebraica.
Questo a seguito di una nostra mozione, presentata e approvata all’unanimità dal Consiglio degli Studenti. Sulla base di questo, anche la Scuola Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale hanno presentato analoga richiesta al Comune di Pisa.
Oggi, un anno dopo, l’Amministrazione comunale, insieme alla Comunità ebraica e all’Ateneo hanno celebrato l’intitolazione di un’area verde a Raffaello Menasci, docente universitario espulso dall’Università di Pisa nel 1938 a causa dell’infamia delle leggi razziali. Notizia delle ultime settimane è anche la decisione della giunta comunale di modificare la denominazione di “Via Giovanni D’Achiardi” in “Via Giusti tra le nazioni”.
Nonostante il risultato, dobbiamo criticare la gestione da parte dell’Amministrazione Comunale, in ritardo di un anno rispetto alla mozione popolare presentata dal comitato scientifico “San Rossore 1938”, con l’adesione della Comunità ebraica di Pisa, l’ANPI provinciale di Pisa e l’associazione Nazionale ex deportati nei campi Nazisti di Pisa; mozione inizialmente bocciata dal Consiglio Comunale. A questo seguì la proposta di modificare il nome di via D’Achiardi intitolandola non più al Rettore ma al padre, a sua volta bocciata. In questo tortuoso processo, terminato con un’intitolazione avvenuta senza la consultazione delle comunità coinvolte, ferisce l’atteggiamento di numerosi esponenti politici della città che hanno sminuito la questione, ignorando con forte miopia la posizione della comunità accademica e della Comunità ebraica di Pisa.
In una Pisa antifascista non c’è e non ci sarebbe mai dovuto essere spazio per una via intitolata a chi decise di applicare le leggi razziali nell’Università, e una giunta comunale che la amministra non dovrebbe esitare nel rispettare i valori dell’antifascismo e la memoria di quei tempi.