Oggi si è riunita la commissione didattica d’Ateneo in cui, dopo oltre un anno, si è parlato nuovamente di contribuzione studentesca dopo la riforma dell’anno accademico precedente. Nell’arco di questo anno accademico abbiamo studiato il regolamento tasse del nostro Ateneo per individuarne i problemi e ricevendo anche suggerimenti e segnalazioni sulle distorsioni che questo nuovo regolamento contiene.
Come anche espresso nel nostro programma elettorale per le elezioni studentesche appena concluse, abbiamo portato rivendicazioni e richieste chiare.
In particolare riteniamo che, nonostante sia stata positiva la creazione di una NoTaxArea a 18.000€ – sopra i minimi di legge – , questa non sia sufficiente. La condizione attuale delle famiglie e degli studenti che frequentano l’università impone infatti un’importante riflessione sul valore che ha questo strumento. Sempre più spesso famiglie e studenti sono costrette a fare sacrifici per avere accesso ai saperi, magari pagandosi gli studi, lavorando a nero perché anche il più piccolo aiuto economico, in realtà, si rivela un grande aiuto per il proseguimento degli studi.
Ecco perché vogliamo ampliare la platea di studenti che possono accedere alla NoTax area, ben oltre la soglia del Diritto allo Studio Universitario toscano (attualmente 22.000€). Questo permetterebbe agli studenti che non sono beneficiari di borsa di studio, ma che oggettivamente non possono facilmente sostenere economicamente il percorso universitario, di avere una grande agevolazione.
Un altro nostro obiettivo è l’eliminazione dell’inattività. Ricordando che vengono considerati studenti inattivi quelli che non conseguono almeno 10 cfu il primo anno di iscrizione e 25 in tutti quelli successivi, ci poniamo contrari all’introduzione del parametro dei CFU nel calcolo delle tasse, in quanto in primis crea disparità di trattamento tra area ed area: sono noti a tutti i tempi di laurea molto disomogenei all’interno dell’università a seconda del corso di laurea preso in considerazione. In secondo luogo questo prende in considerazione i crediti effettivamente certificati sul libretto, che non per forza combaciano con quelli realizzati dallo studente (esami a moduli, tirocini ancora in corso, crediti per tesi di laurea molto ingenti, ecc.). Da ultimo i due numeri di CFU considerati (10 e 25) non rispecchiano come sono costruiti gli esami dei corsi di laurea (con crediti calcolati per esami solitamente multipli di tre).
Abbiamo quindi chiesto l’eliminazione delle penalizzazioni per l’inattività, o l’introduzione di categorie di esenzione dall’essere considerati inattivi e, comunque, l’adeguamento ad un numero di crediti multiplo di tre.
Non abbiamo, però, riscontrato da parte dell’Ateneo la volontà di eliminare l’inattività, né di riadeguare il numero di crediti. Hanno comunque riconosciuto il problema delle categorie impossibilitate a farsi riconoscere il numero di crediti effettivamente raggiunto durante l’anno. L’amministrazione dell’ateneo si è però detta impossibilitata a studiare in brevi tempi quelle che sono le categorie e si è impegnata a lavorarci per l’anno seguente.
Ci impegneremo in questo percorso per tutelare ogni categoria di studenti, abbassando la contribuzione studentesca, ampliando le tutele per le categorie di reddito più basse e di tutelare tutti quegli studenti che, si trovano in una condizione di inattività fittizzia, subendo maggiorazioni alla contribuzione perché lavoratore o perché costretto a non raggiungere i crediti minimi per l’organizzazione del proprio corso a causa di Tirocini, Esami a moduli o magari perché è nel percorso di tesi.
Sinistra per…