Sono scadute le previsioni urbanistiche sull’area “Ex Gea” di proprietà dell’università, che prevedevano la costruzione di un palazzo di 10 metri di altezza e volume triplo rispetto alla struttura esistente: un magazzino, alcune aule di scienze per la pace e due laboratori.
Con l’imminente adozione della “variante di monitoraggio” da parte del Consiglio Comunale si pone la domanda: quale futuro per questa area?
L’area è sottoutilizzata da oltre 15 anni tanto che nel 2010 era stata oggetto di una richiesta di riutilizzo da parte del Progetto Rebeldìa. All’epoca l’università rispose negativamente riesumando il progetto congiunto all’ Arpat di riqualificazione di tutta l’area; progetto ad oggi definitivamente sfumato, visti anche i vincoli posti dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per preservare l’area circostante le mura medievali.
Ora l’eliminazione, la modifica o la conferma di questa previsione urbanistica spetta al Consiglio Comunale, anche se l’assessora all’urbanistica Ylenia Zambito dichiara che “si dovrà tenere conto delle volontà espresse dall’Ateneo”. Queste volontà sono chiarite nella delibera del Consiglio d’Amministrazione del 22 luglio e ribadite dal prorettore Paci: ottenere una variante a fini residenziali per “valorizzare l’area”, agevolare la vendita all’asta, ovvero, secondo i meccanismi ormai noti in città, giungere a una trattativa privata direttamente con la CEMES, ovvero la società costruttrice.
Nonostante la contrarietà della componente studentesca all’interno del Consiglio d’amministrazione universitario e nonostante le criticità dell’operazione, l’amministrazione è decisa a perseverare sull’acquisto della seconda porzione delle Ex Benedettine avente come scopo la creazione di un polo didattico con piccole aule, destinato ai Master o alle Summer School. Intervento “riduttivo” se si pensa che l’obiettivo dell’operazione dovrebbe essere l’internazionalizzazione. Di certo gli immobili in ateneo non mancano,per stessa ammissione del prorettore all’edilizia Sandro Paci, che nelle sue dichiarazioni alla stampa parla di ben 165 immobili alienabili. L’inamovibilità delle scelte politiche dell’università tornano a manifestarsi anche negli ultimi giorni quando, a discussione aperta sul bilancio previsionale per l’esercizio 2016 e pluriennale per il triennio 2016 – 2018, si definisce l’operazione delle Benedettine utile e necessaria per l’ateneo, e soprattutto un capitolo chiuso nonostante le varie critiche mosse non solo dalle componenti di rappresentanza in ateneo, ma anche e soprattutto dalla città.
Riteniamo che una variante di destinazione d’uso a fini residenziali, anche solo di una porzione dell’aerea, sarebbe inutile e dannosa, visto che le aree destinate a residenza in città sono già tante e ampiamente sottoutilizzate, secondo un trend negativo, data la crisi, che vede ogni anno un aumentato abbandono di di immobili destinati ad abitazione. In particolare ci colpisce che, mentre si sta completando il recupero (milionario e discutibile) delle mura medievali della città, non si cominci a immaginare un destino diverso per una zona immediatamente adiacente, dunque particolarmente importante dal punto di vista paesaggistico, come rilevato dalla stessa Soprintendenza.
L’area dovrebbe rimanere destinata a servizi pubblici, riconvertita e riutilizzata in una nuova sinergia tra Università e città diventando un luogo di socialità e cultura, realizzando una reale connessione tra il mondo universitario e la cittadinanza, all’ombra delle storiche mura di Pisa. Sono molte le voci di cui tener conto: la questione deve essere portata nell’ambito di un più ampio dibattito pubblico, in una modalità che superi il colloquio/incontro con il privato e si apra all’ascolto degli interessi reali del quartiere e della città, di residenti, studenti e comunità universitaria, di tutti i soggetti che da anni avanzano progetti di recupero.
Progetto Rebeldìa, Circolo Legambiente Pisa, Sinistra per…, Ass. Unione Inquilini Pisa, Associazione Artiglio